venerdì 28 dicembre 2012

Sasso

[sàs-so] s.m.

1
Massa di roccia o materiale roccioso in genere || figg. essere duro come il s., avere il cuore di s., essere di s., essere insensibile, spietato | restare, rimanere di s., attonito, stupefatto

2
lett. Cima rocciosa di un monte, parete rocciosa; in tal senso ricorre anche in toponimi come Sasso, Gran Sasso, Sassoferrato ecc.

3
Piccolo frammento di roccia SIN pietra, ciottolo || figg. tirare il s. e nascondere la mano, non assumersi la responsabilità delle proprie azioni | tirare un s. nello stagno, suscitare intenzionalmente polemiche e discussi

4
Definizione di sasso nell'enciclopedia dantesca

martedì 25 dicembre 2012

Adolphe Sax

Antoine-Joseph Sax, detto Adolphe (Dinant, 6 novembre 1814 – Parigi, 7 febbraio 1894), è stato un inventore e costruttore di strumenti musicali belga. Deve la sua fama soprattutto all'invenzione del saxofono.
Adolphe Sax nacque a Dinant, nel Belgio francofono, primo di 11 fratelli. Suo padre, Charles-Joseph Sax, era costruttore di strumenti musicali a Bruxelles, in particolare flauti, clarinetti, fagotti e serpenti. Nel 1824 brevettò il "Cor omnitonique", un corno innovativo.
Adolphe ereditò la passione del padre e cominciò giovanissimo a costruire strumenti.  Nel corso degli anni inventò modelli innovativi e sperimentali di clarinetti e ottoni, ma la sua più grande invenzione fu certamente il saxofono: in esso unì l'imboccatura ad ancia semplice del clarinetto, un sistema di chiavi ispirato al clarinetto, all'oboe ed al flauto ed un canneggio conico in metallo. Questo "ibrido", pur appartenendo alla famiglia dei legni ed avendone la flessibilità tecnica, permette un grande volume di suono, paragonabile a quello degli ottoni.

La famiglia completa (sopranino, soprano, contralto, tenore, baritono, basso e contrabbasso) fu brevettata e presentata nel 1846, anche se brevetti parziali risalgono anche al 1838. Il saxofono fu concepito per banda e per orchestra, con due distinte famiglie, tagliate rispettivamente nelle tonalità di Sib-Mib e Do-Fa. La seconda famiglia - destinata, nelle intenzioni di Sax, ad un uso prevalentemente orchestrale - godette di fortuna molto minore rispetto alla prima ed è oggi assai rara.

Il compositore Hector Berlioz elogiò più volte lo strumento, a partire da un celebre articolo del giugno 1842 fino al lusinghiero capitolo dedicato al saxofono nel celebre "Trattato di strumentazione".
Sax fu il primo insegnante di saxofono al Conservatorio Superiore di Parigi, dal 1857 fino alla chiusura nel 1870 dovuta alla guerra franco-prussiana. In Italia, il Conservatorio di Bologna adottò gli strumenti di Sax su consiglio di Gioacchino Rossini nel 1844. Parallelamente all'attività di inventore, costruttore ed insegnante, Sax fondò e guidò una piccola casa editrice, si dedicò alla riorganizzazione delle bande militari, fu compositore, arrangiatore, esecutore sui suoi strumenti e maestro di banda. Progettò timpani senza bacino e pelli impermeabili per strumenti a percussione così come sale da concerto e addirittura macchine per aerosol.

Sax continuò la sua attività, nonostante le azioni decisamente ostili di altri fabbricanti di strumenti che lo portarono due volte alla bancarotta. Fu boicottato in tutti i modi, incendi dolosi scoppiarono nella sua azienda, i suoi 200 dipendenti furono intimoriti o lusingati per costringerli a licenziarsi, subì numerose aggressioni fisiche e venne trascinato in tribunale in innumerevoli processi. Anche il suo stato di salute ne risentì: soffrì infatti di cancro al labbro superiore nel 1858. Alle cure tradizionali (gli era stato suggerito un rischioso intervento chirurgico) preferì una pianta indiana che pare lo guarisse miracolosamente aumentando le maldicenze sul suo conto.
Morì in miseria nel 1894 a Parigi e fu sepolto nel Cimitero di Montmartre.

venerdì 21 dicembre 2012

Sassofono baritono

Il sassofono baritono è la voce baritonale della famiglia dei sassofoni.

Si tratta di uno strumento traspositore in Mib. La sua estensione reale va dal Reb3 al La5, ma, come per tutti i sassofoni, viene scritta dal Sib4 al Fa#7. In situazioni orchestrali accade di trovare parti per baritono scritte in chiave di Fa (chiave di basso), il che rende possibile utilizzare a questo scopo parti per tuba o trombone: questo richiede un relativo sforzo allo strumentista, poiché in chiave di basso, dopo la riscrittura in Do, la posizione delle note, con opportuni adattamenti delle alterazioni, resta la stessa della parte tradizionale.

I moderni sassofoni baritoni hanno spesso una campana allungata che alloggia una chiave addizionale (azionata da una leva situata sotto il portavoce - disposizione che si trova raramente anche in alcuni tenori e contralti) che permette l'emissione del La grave (Do2 d'effetto, la nota più bassa del violoncello).Il baritono è il sassofono grave di uso più comune.

Viene suonato abitualmente senza particolari supporti (mentre gli strumenti più gravi vengono normalmente appoggiati a terra tramite treppiedi o sostegni simili). Tra i sassofoni comuni, si distingue per le dimensioni e la caratteristica voluta del collo, che serve a limitare l'altezza complessiva dello strumento, che è comunque considerevole.

Il peso dello strumento (6.5 kg) lo rende scomodo per le bande in movimento ((EN) marching band) e di difficile sostegno in generale, soprattutto se suonato in piedi, per cui è abbastanza usuale che il collarino usato per il tenore e il contralto venga sostituito da un'imbragatura che distribuisce il peso dello strumento, che per gli altri sassofoni è interamente sostenuto dal collo, sulle spalle e la schiena del suonatore.

Informazioni generali sullo strumento e sul suo funzionamento

giovedì 20 dicembre 2012

Gerry Mulligan

Gerry Mulligan (New York, 6 aprile 1927 – Darien, 20 gennaio 1996) è stato un sassofonista, compositore e arrangiatore statunitense, uno dei fondatori della scuola conosciuta come cool jazz.

Mulligan fu un vero rivoluzionario, riuscendo a dare una luce nuova al sax baritono, utilizzato fino ad allora come "colore" nella sezione dei sassofoni, e facendolo assurgere a vero e proprio strumento solista.

Spesso viene ricordato come il primo grande esponente di quel tipo di jazz chiamato cool, un jazz orecchiabile, ricco di swing, di giri armonici e sonorità raffinate, suonato principalmente da bianchi, in contrapposizione con il bebop degli afroamericani.
Mulligan fu un protagonista della corrente cool fin dai primi tempi, con la sua partecipazione - come compositore, arrangiatore e strumentista - al celebre nonetto di Miles Davis, ai cui concerti, documentati dal famoso disco "Birth of the Cool" del 1949, si fa generalmente risalire la nascita del movimento.
Questa impronta stilistica rimarrà poi sempre presente nelle improvvisazioni e composizioni di Mulligan, che non se ne allontanò mai troppo, malgrado l'avvicendarsi di nuove tendenze nel panorama jazzistico.

martedì 18 dicembre 2012

Astor Piazzolla

Ástor Pantaleón Piazzolla (Mar del Plata, 11 marzo 1921 – Buenos Aires, 4 luglio 1992) fu un musicista e compositore argentino. Riformatore del tango e strumentista d'avanguardia, è considerato il musicista più importante del suo Paese e in generale tra i più importanti del XX secolo; autore di diverse collaborazioni con artisti di vario genere (tra cui i conterranei Amelita Baltar e Lalo Schifrin, il jazzista statunitense Gerry Mulligan e, per quanto riguarda quelle in lingua italiana, la cantante Milva), per le sue commistioni di tango e jazz fu il catalizzatore di pesanti critiche rivolte al nuevo tango dai puristi del genere, che lo definirono el asesino del Tango (l'assassino del Tango).

È autore di numerosi brani sia strumentali che vocali, tra i più noti dei quali si citano Libertango, Adiós Nonino, María de Buenos Aires (con la voce di Milva), Summit, dall'album Summit-Reunion Cumbre, (con Gerry Mulligan).
La sua città di origine, Mar del Plata, gli rese omaggio intitolandogli nel 2008 il suo aeroporto internazionale

Sito Ufficiale

lunedì 17 dicembre 2012

Buenos Aires

Jorge Luis Borges
"Buenos Aires"

Y la ciudad, ahora, es como un plano
De mis humillaciones y fracasos;
Desde esa puerta he visto los ocasos
Y ante ese màrmol he aguardado en vano.
Aquì el incierto ayer y el hoy distinto
Me han deparado los comunes casos
De toda suerte humana; aquì mis pasos
Urden su incalculable laberinto.
Aquì la tarde cenicienta espera
El fruto que le debe la mañana;
Aquì mi sombra en la no menos vana
Sombra final se perderà, ligera.
No nos une el amor sino el espanto;
Serà por eso que la quiero tanto.


Traduzione di Livio Bacchi Wilcock:

E la città, adesso, è come una mappa
delle mie umiliazioni e fallimenti;
da quella porta ho visto i tramonti
e davanti a quel marmo ho aspettato invano.
Qui l'incerto ieri e l'oggi diverso
mi hanno offerto i comuni casi
di ogni sorte umana; qui i miei passi
ordiscono il loro incalcolabile labirinto.
Qui la sera cenerognola aspetta
il frutto che le deve il mattino;
qui la mia ombra nella non meno vana
ombra finale si perderà, leggera.
Non ci unisce l'amore ma lo spavento;
sarà per questo che l'amo tanto.

Plaza de Mayo

Plaza de Mayo è la piazza principale di Buenos Aires, costruita nel 1580.

Sulla piazza si affacciano alcuni degli edifici civili e religiosi più importanti della città: il Cabildo de Buenos Aires, la Casa Rosada (sede del governo nazionale), la cattedrale, la sede del governo cittadino e la Banca Nazionale.

Sin dal XIX secolo, la Plaza de Mayo è il centro della vita politica di Buenos Aires, e per estensione dell'Argentina. Il suo attuale nome, che significa "piazza di maggio", commemora la rivoluzione di maggio del 1810, che diede inizio al processo che portò all'indipendenza dalla Spagna nel 1816.

Il 17 ottobre 1945 in Plaza de Mayo si tenne una dimostrazione sindacale di massa per ottenere il rilascio del detenuto Juan Domingo Perón, che sarebbe diventato poi Presidente dell'Argentina. Per molto tempo i peronisti continuarono a radurarsi nella Plaza de Mayo ogni anno il 17 ottobre per dimostrare il loro sostegno al loro leader.

Dagli anni settanta è il luogo dove ogni giovedì le madri di Plaza de Mayo, ovvero le madri dei desaparecidos si ritrovano a commemorare i figli scomparsi.

Il 2 aprile 1982 una folla si radunò per manifestare il supporto a Leopoldo Galtieri che aveva intrapreso la Guerra delle Falkland.

Nel dicembre del 2001 la Plaza de Mayo fu di nuovo teatro di scontri, durante la rivolta popolare scoppiata in seguito alla grave crisi economica che aveva colpito l'Argentina.

mercoledì 12 dicembre 2012

Le Pazze


"Le Pazze" è un libro di Daniela Padoan pubblicato nel 2005 da Bompiani con il contributo delle "Madri di Plaza de Mayo", che si incontrano ogni giovedì pomeriggio nella piazza principale di Buenos Aires per non dimenticare i loro figli e nipoti "desaparecidos".
"Ci chiamavano le pazze, e qualcuno pensava che fosse un'offesa. Certo, ci mettevano dentro tutti i giovedì, e noi ritornavamo. Ma noi sapevamo di essere pazze d'amore, pazze dal desiderio di ritrovare i nostri figli… Abbiamo rovesciato il significato dell'insulto di quegli assassini. A volte sono proprio i pazzi, insieme ai bambini, quelli che dicono la verità."
Dopo il golpe del 24 marzo 1976, le Madri argentine di Plaza de Mayo ebbero il coraggio di sfidare la dittatura, decise a ritrovare i figli scomparsi. Solo in seguito seppero che i militari avevano sequestrato e ucciso trentamila oppositori politici, ragazzi e ragazze torturati nei campi di concentramento clandestini disseminati nell'intero paese, gettati in mare con i "voli della morte". Sito delle Madri


Matte painting

Il matte painting (che si può tradurre con pittura di sfondi) è una tecnica usata prevalentemente in ambito cinematografico utilizzata per permettere la rappresentazione di paesaggi o luoghi altrimenti troppo costosi se non impossibili da ricostruire o raggiungere direttamente.

Alcuni esempi di matte painting.

Le caserme nel film All'ovest niente di nuovo
Gli uccelli che sorvolano Bodega Bay, guardando la città sottostante nel film Gli uccelli
Le riprese dell'ufficio delle Nazioni Unite a New York e del Monte Rushmore nel film Intrigo internazionale
La vista dell'isola del Teschio nel film King Kong
Mary Poppins che plana su Londra con il suo ombrello nel film Mary Poppins
L'imagine iconica della Statua della Libertà nella scena finale del film Il pianeta delle scimmie
La linea ferroviaria della città nel film La stangata
La vista di Los Angeles distrutta nel film Terremoto
Il tunnel del laser della Morte Nera nel film Guerre stellari
Il quartier generale della Flotta Stellare nel film Star Trek
La scena finale del magazzino governativo segreto nel film I predatori dell'arca perduta
La scena dell'inseguimento di Batty e Deckard nel film Blade Runner
La vista sulla nave spaziale schiantata nel film La cosa
La vista della torre dell'OCP nel film Robocop - Il futuro della legge

Peter Ellenshaw's "Spartacus" matte painting

lunedì 10 dicembre 2012

Matte Kudasai

L'album "Discipline " del 1981, per i King Crimson, rappresenta un salto dal progressive rock (abbandonato con "Red" del 1974) alla musica elettronica e new wave degli anni '80.
"Matte Kudasai", in giapponese "Aspetta, per favore", è una ballad nascosta e poco nota, una gemma in un lavoro votato alla consueta ricerca e sperimentazione spesso estrema (una costante per il leader Robert Fripp), una piccola oasi di pace, che a distanza di trent'anni ancora dona una sensazione di sollievo agli impavidi esploratori dell'universo della Musica. 



domenica 9 dicembre 2012

Manga

I caratteri kanji corispondenti alla parola "manga"
"Manga" è un termine giapponese che indica in Giappone i fumetti in generale, mentre nel resto del mondo viene usato per indicare "storie a fumetti giapponesi".
In Giappone i manga non rappresentano un genere o uno stile, ma sono chiamati così i fumetti di qualsiasi target, tematica ed anche nazionalità, poi eventualmente distinta in "Nihon no manga" ("fumetti giapponesi"), "Itaria no manga" ("fumetti italiani"), e così via.

«Fumetto e manga sono uguali, i fumetti sono fumetti. Si vuole distinguere il manga, però il manga è fumetto: lo stile è soltanto un po' diverso, però io non trovo tanta distanza »
(Keiko Ichiguchi sulla differenza fra fumetto occidentale ed orientale)

Al di fuori del Giappone, il termine manga è invece usato per indicare semplicemente i fumetti giapponesi, anche se poi la loro diffusione nel resto del mondo ha fatto sì che alcune convenzioni grafiche del manga siano divenute col tempo così caratteristiche da influenzare in parte lo stile del fumetto anche all'estero, portando alla nascita di opere similari in Sud Corea con i "manhwa" e in Cina, Taiwan ed Hong Kong con i "manhua". In Francia nacque addirittura "la nouvelle manga", cioè una corrente fumettistica che lega insieme le bande dessinée (fumetti franco-belgi) con gli stessi manga; negli Stati Uniti venne coniato il termine "Amerimanga", per indicare i manga statunitensi.

Il termine "manga" significa letteralmente "immagini libere", "immagini stravaganti". Fu inizialmente usato alla fine del XVIII secolo in alcune pubblicazioni, come il libro d'illustrazioni "Shiji no yukikai" di Santō Kyōden, e il "Manga hyakujo" di Aikawa Minwa, entrambi del 1798. In seguito fu anche usato dal famoso artista giapponese Hokusai nell'Hokusai manga del 1814.
Rakuten Kitazawa fu, invece, il primo disegnatore ad utilizzare la parola manga ottenendola dagli ideogrammi "man" cioè libero, stravagante e "ga" immagine che però viene tradotto nel suo attuale significato di fumetto.
Altri termini utilizzati per indicare i fumetti giapponesi erano Tobae (da Toba, artista del XI secolo), Byooga (immagine disegnata), e Ponchie (da Punch, popolare rivista inglese).

Pagina Wikipedia sul manga

venerdì 7 dicembre 2012

Uran

Uran (nota anche come Astro Girl, Sarah o Zoran) è la sorella cibernetica Astro nel manga e nella serie anime Astro Boy creata da Osamu Tezuka. E 'un robot sovrumano con una personalità ingenua e da maschiaccio.

Osamu Tezuka, nato a Toyonaka il 3 novembre 1928 e deceduto il 9 febbraio 1989, è stato uno dei padri del fumetto e dell'animazione giapponese tanto che la sua prolificità, assieme alla versatilità nel proporre opere di generi diversi gli sono valsi il soprannome di "dio dei manga". Ha trascorso gran parte della giovinezza nella piccola città di Takarazuka, presso la quale sorge ora un museo in suo onore; in seguito ha conseguito una laurea in Medicina presso Osaka tuttavia, anzichè praticare la professione di medico, ha preferito dedicarsi al disegno e alla realizzazione di manga e anime esordendo nel 1946 e realizzando, da allora, numerose serie di successo.

AstroBoy scheda manga

Osamu Tezuka

giovedì 6 dicembre 2012

La musa Urania

Urania (dal greco antico Οὐρανία, Ouranos, «cielo») è una figura della mitologia greca, figlia di Zeus e di Mnemosine, musa dell'astronomia e della geometria.
Viene rappresentata vestita di un abito azzurro, coronata di stelle, mentre sostiene con le mani un globo che sembra misurare o avendo vicino a sé sempre un globo posto su di un treppiedi e diversi strumenti matematici. Fu, secondo Pausania il Periegeta, la madre del cantore Lino.
Secondo Catullo, fu la madre di Imene, il dio delle nozze, il cui padre era Bacco.

"Urania" è il titolo di un poemetto neoclassico scritto da Alessandro Manzoni tra il 1806 e il 1809; è anche il titolo dato dal poeta italiano Giovanni Pontano a un suo poemetto didascalico in latino il cui titolo completo è "Urania sive de stellis" ("Urania ovvero delle stelle").


mercoledì 5 dicembre 2012

Urania

Urania è una collana editoriale italiana di fantascienza. Nel 1952 la casa editrice Mondadori lancia con questo nome una collana di romanzi ed una rivista, ispirandosi per il nome a Urania, la musa dell'astronomia. La rivista (di racconti) finisce le pubblicazioni dopo soli 14 numeri, ma il nome rimane legato ai romanzi, che invece incontrano subito i favori del pubblico: il primo dei "Romanzi di Urania", Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke, esce il 10 ottobre 1952.

Nata per alternarsi ogni dieci giorni con la rivista (usciva il 10 e il 20 di ogni mese), la testata I romanzi di Urania esce inizialmente ogni decade poi, per un breve periodo, diventa settimanale (1955–1956) e quindi quattordicinale, finché nel 1957 prende il semplice nome di Urania. Rimane quattordicinale fino al n. 766 (1979), allorché ridiventa settimanale, con una tiratura mensile che arriva a sfiorare le 100.000 copie. Torna quattordicinale con il n. 896 (1981) fino al 2004, quando l'uscita diventa mensile. Sotto la testata di Urania viene altresì ripresa occasionalmente la pubblicazione di racconti brevi, sotto forma di antologie o in appendice al romanzo principale.

Il ruolo di Urania nella lettura fantascientifica degli italiani - malgrado una rigida programmazione editoriale dello sviluppo in termini di pagine che comportava tagli anche non indifferenti del testo originale - è considerato rilevante: molti autori come Isaac Asimov, Ballard, Dick e tanti altri furono pubblicati per la prima volta in questi libri dal cerchio rosso in copertina (la cui parte grafica è stata per lunghissimo tempo curata da Karel Thole). La distribuzione come rivista e non come collana, d'altronde, ha costantemente reso difficile l'accessibilità nel tempo alle opere ivi pubblicate, data la difficoltà di reperire i numeri arretrati, per i quali pure è fiorito un mercato dell'usato.

Dopo oltre 50 anni di storia, Urania è tuttora in edicola. La stessa pubblicazione, con l'enorme quantità di materiale pubblicato ha contribuito in modo decisivo alla conoscenza della fantascienza internazionale in Italia. La collana ha inoltre istituito dal 1989 un concorso letterario, il Premio Urania, per opere inedite di fantascienza italiana.

Il primo curatore di Urania è stato Giorgio Monicelli, fino al 1961. Monicelli abbandonò per dissidi con lo zio, Arnoldo Mondadori e per problemi di salute; la gestione rimase affidata per 12 numeri ad Andreina Negretti, in redazione dal 1958, fino all'avvento di Carlo Fruttero e poi di Franco Lucentini che affiancherà Fruttero dal 1964 e che la curarono per oltre un ventennio.

Nel 1985, superato da poco il millesimo numero, subentrò Gianni Montanari, il quale propose autori contemporanei e soprattutto eliminò le ristampe che erano contrassegnate dall'etichetta "I capolavori".

Dal 1990 in poi la collana è curata da Giuseppe Lippi, che ha collaborato a perseguire le modifiche delle linee editoriali.

*** Il blog di Urania

Fondazione

"Fondazione" (titolo originale "Foundation") è il primo romanzo della celebre "Trilogia della Fondazione", realizzata da Isaac Asimov negli anni Quaranta del secolo scorso come serie di otto racconti, e convertita in forma di romanzi nel corso degli anni Cinquanta.
I due romanzi successivi sono  "Fondazione e Impero" ("Foundation and Empire") "Seconda Fondazione" ("Second Foundation").

Altri romanzi sono stati aggiunti alla saga successivamente: sotto la spinta degli appassionati e dell'editore Asimov riprese in mano il ciclo e nel 1982 realizzò un seguito ai primi tre romanzi ("L'orlo della Fondazione", titolo originale "Foundation's Edge", e "Fondazione e Terra", titolo originale "Foundation and Earth"), per concludere con due prequel nel 1988 e nel 1992 ("Preludio alla Fondazione", titolo originale "Prelude to Foundation", e "Fondazione anno zero", titolo originale "Forward the Foundation").

I tre romanzi della trilogia originale sono noti in Italia anche con i titoli "Cronache della galassia", "Il crollo della galassia centrale" e ""L'altra faccia della spirale", utilizzati da Mondadori.
Nel 1966 La "Trilogia della Fondazione" fruttò ad Asimov il Premio Hugo per il miglior ciclo fantascientifico di sempre.


La storia dietro la Fondazione

martedì 4 dicembre 2012

Nostalgia di Gutenberg?

Allora, andate qui: Tipoteca Italiana.
Tipoteca è una Fondazione privata, con sede a Cornuda (TV), nata nel 1995 per valorizzare il patrimonio storico della tipografia italiana, inclusi gli archivi di disegnatori di caratteri, tipografi e artisti, annoverati tra i protagonisti della cultura grafica. Primaria attività pubblica della Fondazione è il Museo del carattere e della tipografia, dove vengono organizzati laboratori per le scuole e per tutti per gli appassionati.
Nella Tipoteca si respira la passione per il testo stampato e si percorrono secoli di storia della tipografia, da Gutenberg al computer.
Tipoteca Italiana, come mission, documenta e promuove gli aspetti storici, tecnici e culturali legati al progetto, al disegno e alla produzione di stampati.

Project Gutenberg


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To encourage the creation and distribution of eBooks.


lunedì 3 dicembre 2012

Bibbia di Gutenberg

La Bibbia di Gutenberg o «bibbia a quarantadue linee» (B42) è il primo libro stampato in Europa con l'aiuto dei caratteri mobili. Nel 2001 è stata inserita dall'UNESCO nell'elenco delle Memorie del mondo.

Realizzata a Magonza tra il 1452 e il 1455 sotto la responsabilità di Johannes Gutenberg e dei suoi soci, Johann Fust e Peter Schöffer, la Bibbia di Gutenberg si compone di due volumi in folio di 322 e 319 fogli.
Riproduce il testo della Vulgata, la bibbia latina tradotta da san Gerolamo nel V secolo: l'Antico Testamento occupa il primo volume e una parte del secondo, che contiene anche tutto il Nuovo Testamento.
Una parte degli esemplari fu stampata su pergamena, un'altra su carta di canapa, importata dall'Italia.

Venduta per sottoscrizione, questa bibbia latina fu originariamente acquistata da istituzioni religiose, essenzialmente monasteri.
Su una tiratura di circa 180 esemplari, 48 si sono conservati fino al 2009, e alcune pagine sciolte si trovano in alcune biblioteche, come quella del museo Correr di Venezia o la biblioteca municipale di Colmar.
La maggioranza degli esemplari si trova in Germania.
In Francia, la Bibliothèque Nationale de France ne possiede tre copie su pergamena, e la Bibliothèque Mazarine una copia su carta.
In Svizzera, la fondazione Martin Bodmer espone permanentemente il suo esemplare vicino a Ginevra.

La Bibbia di Gutenberg è uno dei libri più costosi al mondo: il valore di un esemplare completo si aggira sui 10 milioni di dollari.

Genesi

Bereshit aleph, il primo capitolo della Genesi, scritto su un uovo.

Il Libro della Genesi (ebraico בראשית bereshìt, "in principio", dall'incipit; greco Γένεσις ghènesis, "nascita", "creazione", "origine"; latino Genesis; arabo ﺟﺍﻧﺰﻱ gānazī), comunemente citato come Genesi (femminile), è il primo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana.

È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la sua redazione definitiva, ad opera di autori ignoti, è collocata al VI-V secolo a.C. in Giudea, sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte . Nei primi 11 dei suoi 50 capitoli descrive la cosiddetta "preistoria biblica" (creazione, peccato originale, diluvio universale), e nei rimanenti la storia dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe-Israele e di Giuseppe, le cui vite si collocano nel vicino oriente (soprattutto Palestina) del II millennio a.C. (la datazione dei patriarchi, tradizionale ma ipotetica, è attorno al 1800-1700 a.C.).

Antico Testamento

Genesis, "Firth of Fifth"

"Firth of Fifth" è un brano dei Genesis, il terzo dell'album "Selling England by the Pound" del 1973.
Si tratta, a parere di molti, di una delle loro migliori composizioni, nonché di una delle più complesse e articolate nella melodia.


Il titolo della canzone è pressoché intraducibile, poiché si tratta di un gioco di parole, "Firth of Forth" è infatti la denominazione con cui viene comunemente indicato l'estuario del fiume scozzese Forth. L'assonanza tra "Forth" (il nome del fiume) e "fourth" (in inglese: "quarto") diedero origine al titolo sostituendo "fourth" con "fifth" (in inglese: "quinto").

Concepito inizialmente da Tony Banks come pezzo per solo pianoforte, venne in seguito riproposto nella sua versione definitiva e pubblicato nel 1973. Il testo venne steso, a partire da un'idea di Peter Gabriel, solo nelle ultime fasi della lavorazione del brano da Mike Rutherford e dallo stesso Banks.
In "Firth of Fifth" sono notevoli l'introduzione, per pianoforte, molto complessa per armonia, ritmo e melodia, e il lungo intermezzo strumentale, composto da tre assolo; il primo, eseguito da Gabriel al flauto, poi un assolo di Banks che riprende l'introduzione pianistica iniziale, introdotto da un fraseggio di pianoforte, ed infine quello di Steve Hackett in cui la chitarra è impiegata in uno degli assoli più celebri della musica degli anni settanta.
La sezione strumentale di pianoforte è composta da battute in 13/16 e 15/16 alternate ad altre in 2/4.
Nei concerti dal vivo il brano veniva spesso eseguito senza l'introduzione (come si può ascoltare in "Seconds Out"), in quanto Tony Banks pensava che il pianoforte elettrico che usava sul palco non rendesse giustizia al brano, in quanto mancante di dinamica.