lunedì 17 dicembre 2012

Buenos Aires

Jorge Luis Borges
"Buenos Aires"

Y la ciudad, ahora, es como un plano
De mis humillaciones y fracasos;
Desde esa puerta he visto los ocasos
Y ante ese màrmol he aguardado en vano.
Aquì el incierto ayer y el hoy distinto
Me han deparado los comunes casos
De toda suerte humana; aquì mis pasos
Urden su incalculable laberinto.
Aquì la tarde cenicienta espera
El fruto que le debe la mañana;
Aquì mi sombra en la no menos vana
Sombra final se perderà, ligera.
No nos une el amor sino el espanto;
Serà por eso que la quiero tanto.


Traduzione di Livio Bacchi Wilcock:

E la città, adesso, è come una mappa
delle mie umiliazioni e fallimenti;
da quella porta ho visto i tramonti
e davanti a quel marmo ho aspettato invano.
Qui l'incerto ieri e l'oggi diverso
mi hanno offerto i comuni casi
di ogni sorte umana; qui i miei passi
ordiscono il loro incalcolabile labirinto.
Qui la sera cenerognola aspetta
il frutto che le deve il mattino;
qui la mia ombra nella non meno vana
ombra finale si perderà, leggera.
Non ci unisce l'amore ma lo spavento;
sarà per questo che l'amo tanto.

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