Il seguente stralcio di storia alessandrina e casalese è tratto da Storia degli Alessandrini (1965) di Fausto Bima (Alessandria 1912 - Genova 1981), storico, pubblicista, uomo politico, amministratore di grandi aziende nazionali.
Nel fondo della storia di Alessandria del secolo XIII vi è il permanente dissidio antagonistico con i marchesi di Monferrato. Limitiamoci a ricordare due episodi salienti. Nel 1215 gli Alessandrini collegati con il conte Tomaso di Savoia, i Milanesi, i Vercellesi e i Tortonesi devastano e mettono a sacco Casale e oltre rubare i corpi dei Santi Evasio, Natale e Proietto, che restituiranno in occasione di uno degli infiniti accordi stipulati con l'animo di violarli, si impossessano di un galletto e di un angelo di ottone che erano sulle torri di quella cattedrale e che fissano sulle guglie del vecchio duomo alessandrino, dove vi rimangono fino al suo abbattimento avvenuto sotto il governo napoleonico. Di come sia finito l'angelo non si sa nulla. Ed è probabile che sia andato ad adornare la casa di qualche amante delle memorie del passato, facendo una fine migliore delle catene tolte dagli alessandrini nel 1282 al ponte dei pavesi che, poste nella cappella di Santa Croce in duomo, secondo quanto racconta lo Schiavina, vennero da un sacrestano ai suoi tempi adoperate per attrezzare il camino della cucina. Il galletto, recuperato, è ancora oggi sulla basilica di ferro e lamiera che sovrasta l'orologio a tre quadranti posto sul fastigio del palazzo del comune di Alessandria. »
Secondo alcuni tifosi dell'Alessandria Calcio questo simbolo significa la vittoria, in quanto i Casalesi non vinceranno mai, come gli Alessandrini non avrebbero mai ceduto a Federico Barbarossa. Sulla sciarpa sta scritta la frase che pare sia stata pronunciata da Gagliaudo quando Barbarossa aveva assediato Alessandria nel 1174:
In cederran mai i Lisandren in cederran
Non cederanno mai gli Alessandrini non cederanno
Nessun commento:
Posta un commento